ART HOTEL DI FIRENZE: HOTEL IL GUELFO BIANCO!
Min. readingUn caffè ‘da ritti’ con il maestro Silvio Loffredo
Art hotel di firenze Oggi vi racconto una storia che farà piacere a tutti gli amanti dell’arte a Firenze. Ripensandoci meglio, credo che accenderà la curiosità di tutte le persone che apprezzano la pittura del ‘900 e che cercano un motivo in più per trascorrere un weekend a Firenze, magari proprio all’art Hotel Il Guelfo Bianco
Dunque, parliamo di Silvio Loffredo, maestro post-espressionista che, francese di nascita, scelse nel 1940 Firenze come dimora, divenendone uno dei più importanti riferimenti artistici e culturali. Loffredo ha esposto le sue opere in tutto il mondo, New York, Londra e Parigi sono solo alcune delle città che hanno avuto il piacere di ospitarlo dal dopoguerra in poi.
Detto questo, capirete di quanto sia orgoglioso che una delle sue opere, nella fattispecie Il Battistero, rappresenti uno dei primi dipinti della nostra collezione esposta all’art Hotel Il Guelfo Bianco di Firenze. Concluso l’acquisto presso la Galleria Il Ponte, rimanemmo in trepidante attesa della consegna. Trascorsero i giorni, ma nessuna consegna avvenne. Chiamammo il gallerista e ci fu detto che il maestro aveva ritoccato l’opera, allo scopo di render ancor più vividi i colori.
L’attesa durò oltre un mese. Terminata l’asciugatura della pittura, il quadro trovò posto all’entrata dell’hotel e con nostra grande soddisfazione, considerato che l’intervento supplementare di Loffredo esaltò una delle caratteristiche che ci avevano colpito al momento della scelta: la sua cromaticità.
Pochi mesi dopo venni informato dal nostro concierge di un fatto singolare: un signore piuttosto anziano, la mattina era solito fare una visita al piano terra dell’hotel, soffermandosi a lungo di fronte a Il Battistero del Loffredo. Terminato il giro, garbatemente salutava e usciva.
Non ci crederete, un giorno arrivai di buon ora in albergo e mi trovai nella hall proprio l’anziano signore, che riconobbi come il maestro Loffredo! Lo avvicinai e gli manifestai il desiderio di offrigli un caffè, ma lui rifiutò, con aria timida e riservata.
Non lo si vide più per almeno due mesi. Fui felice allora di incontrarlo un giorno e sentirgli dire “È sempre valido il vostro l’invito a prendere un caffè?”.
Da allora, scoperto che Loffredo era cliente della banca proprio di fronte al nostro hotel, prendemmo l’abitudine, sempre e solo di mattina, di gustarci insieme un ‘caffè da ritti’, il caffè consumato in piedi, da buoni fiorentini quali eravamo, chiacchierando amabilmente e mirando Il Battistero, una lieta presenza nella nostra collezione d’arte.
Quando ripenso al nostro primo, casuale, incontro e a quelli che vennero poi, mi viene in mente che qualcuno ha detto che “la timidezza è solo l’effetto collaterale di un dono prezioso che va apprezzato e protetto: la sensibilità”. E in Silvio Loffredo questa necessaria qualità non mancava di certo.
Vi aspetto, Alessandro Bargiacchi